Paperino Surfista

martedì 1 marzo 2022

Ci sono, da qualche parte, delle cose belle

  

CI SONO,DA QUALCHE PARTE, DELLE COSE BELLE
 
 
Il tema di Over the Rainbow presenta una spiccatissima somiglianza sia armonica che melodica con il tema dell'intermezzo (noto come Sogno di Ratcliff) dell'opera Guglielmo Ratcliff di Pietro Mascagni, composto nel 1895. 



 
"Somewhere over the rainbow way up high
are the dreams that you dream of once in a lullaby.
Somewhere over the Rainbow bluebirds fly
and the dreams that you dream of dreams really do come true.
Someday I wish upon a star and wake up where the clouds are far behind me,
where troubles melts like lemon drops
high above the chimney top that's where you'll find me.
Somewhere over the Rainbow bluebirds fly 
and the dreams that you dare to Oh why, oh why can't I?"



"Da qualche parte oltre l'arcobaleno, in alto alto, ci sono i sogni che hai sognato tanto tanto tempo fa mentre ti cantavano la ninna nanna.
Da qualche parte oltre l'arcobaleno volano piccoli uccellini blu e i sogni che tu fai sui sogni che sogni , diventano davvero realtà.
Un bel giorno mi affiderò ad una stella, mi sveglierò dove le nubi saranno lontane alle mie spalle, dove le preoccupazioni si scioglieranno come gocce di limone e mi si potrà trovare sulle cime dei camini.
Da qualche parte oltre l'arcobaleno volano piccoli uccellini blu e quei sogni che quasi non si osano sognare...oh perchè, perchè non sognarli?"




Bimbetta fastidiosa Dorothy Gale, almeno così apparse ai miei occhi da bambina: pure petulante,  ma questo forse è l'effetto di quelle vocette sterotipate dei doppiatori italiani, in questo caso la vocetta della bambinetta dispettosa e vezzosa, la medesima che che trovavo odiosa anche quando doppiavano  Shirley Temple.
Perchè queste signorine in miniatura, queste bambole viventi con le loro vocette irritanti, avrebbero dovuto suscitare nelle bambine un processo immedesimativo?
Perchè queste damerine dovrebbero essere il prototipo della bimba perfetta a cui dovrei aspirare? Le mamme sospiravano davanti allo schermo e pronunciavano frasi al gusto di quel veleno materno, sottile ma inesorabile, tipo: "Ah, che delizia questa bimbetta" ( sottotitoli: così diversa da te!).





Questa iconografia dell'infanzia non si è mai estinta, anzi, si è riprodotta in maniera smisurata e si è  centuplicata con l'uso delle fotocamere dei cellulari. Non comprendo assolutamente la ragione per cui si possa pensare di mettere nel tondino di WhatsApp la foto del proprio figlio e non mi capacito della scelta della foto medesima: credo che, per i genitori, il pargolo o la deliziosa bimbetta siano venuti particolarmente bene, abbiano un musino davvero da simpaticissima birbetta furbetta. E in un battibaleno ti trovi costretto ad allargare gli occhi, sorridere al genitore, poi riguardare la foto dell'erede e, con espressione estatica, esclamare: "Ma è una delizia!", oppure, "Ma è bellissimaaaa!!!", oppure "Ma come si vede che è una furbetta!", oppure, "Qui ha un'espressione incredibile davvero!", oppure, "Ma che gran figo diventerà se è già così bello da piccolo?", oppure," Così carina quando cresce avrà un sacco di ammiratori!" e scemenze varie.
La cadenza ed il tono della vocetta di queste bimbe prodigio ha sempre esasperato la mia irritazione, già stabilitasi ad un livello elevato per le facce buffe che facevano ridere o intenerire gli adulti: io, bambina, trovavo preoccupante dover eventualmente ricalcare quelle smorfie per ottenere approvazione o simpatia. Ma l'ho fatto, mio malgrado, mi sono spesso conformata a quel facile meccanismo di azione-reazione per cui, se alla mamma ricordavo Shirley Temple, si inteneriva mi comprava il gelato.
La voce italiana sia di Judy Garland che di Shirley Temple è della piemontese Miranda Bonansea, classe 1926, figlia del fotografo della Real Casa Savoia, trasferitasi a Roma dallo zio, tal Guido Garavaglia, amministratore di compagnie teatrali: attrice bambina ma soprattutto doppiatrice, ho sentito la sua voce anche per Marylin Monroe, Grace Kelly in "Mezzogiorno di fuoco", talmente tante volte che la sua voce è familiarissima. Per dieci anni è stata sposata col cantante Claudio Villa, per la precisione dal 1952 al 1962. Binario triste e solitario, di cui scriveva bene PPP, ma che a me personalmente non è mai piaciuto.
 


Nessun commento:

Posta un commento