LA MOSSA DELLA REGINA
THE QUEEN'S MOVE
teca esorcizzante
exorcising display case
Com'è la morte vista dagli occhi di un bambino? I bambini istintivamente camminano sopra la morte: poi viene insegnato loro a rimuoverla, a temerla. La semplicità disarmante dell'assenza.
How can be seen Death by the children? Children instinctively surf on death: when they grow up we teach them to repress it, fear it. Absence disarming plainness.
Marylin è la regina della scacchiera. Fa la sua mossa e guarda in viso la morte sorridendo. Lo sfondo è un fotogramma da "Il Settimo Sigillo" ( "Det sjunde inseglet"), 1957, del regista svedese Ingmar Bergman.
Marylin is the queen in the chess game. She makes her move and stares at death's face, smiling. The background is a frame from "The Seventh Seal" ( "Det sjunde inseglet"), 1957, by the Swedish director Ingmar Bergman. The movie's plot is taken from chilhood memories of Bergman himself. He was the son of a preacher man and usually followed his father during the sermons in the churches, where he saw images of the death playing chess game with a frightened human being, and other religious sketches, making him think about eschatology.
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Lo stesso Ingmar Bergman racconta intorno alla ispirazione del suo lavoro, avuta fin da bambino e coltivata fino alle realizzazione, avvenuta ca. 35 anni dopo. "Qualche volta, da bambino, mi fu permesso di accompagnare mio padre al lavoro. Predicava nelle piccole chiese dei paesi intorno a Stoccolma. Erano viaggi festosi e festivi, fatti in bicicletta attraverso un panorama primaverile. Mio padre mi insegnava i nomi di fiori, degli alberi e degli uccelli. Passavo il giorno senza essere disturbato dal mondo intorno a me. Per un piccolo il sermone è soltanto una questione da adulti. Mentre mio Padre predicava dal pulpito e la congregazione pregava e cantava anch'essa, io dedicavo, invece, il mio interesse al mondo misterioso della chiesa fatta di archi bassi e muri spessi. Ero rapito dall'eternità. La luce del sole colorata vibrava sopra i dipinti medievali e le figure intagliate su muri e soffitti. C'era tutto quello che una fervida immaginazione poteva desiderare: angeli, santi, dragoni, profeti, diavoli, creature umane. C'erano animali che incutevano molto paura: serpenti in Paradiso, l'asino di Balaam, la balena di Jonah, l'aquila della Rivelazione. Tutto circondato da un panorama paradisiaco, insieme terreno e sotterraneo, fatto di un strano miscuglio eppure dalla familiare bellezza. Su uno scranno sedeva la Morte,che giocava agli scacchi con un Crociato. La stessa Morte che afferrava il ramo di un albero, dov'era seduto un uomo nudo con occhi sbarrati. Ancora, attraverso dolci colline la Morte conduceva il ballo finale verso le terre che ci sono oscure. In un altro arco la Vergine Santa entrava in un giardino rosa, sostenendo i passi esitanti del Bambino e le sue mani erano quelle della donna di un contadino. La sua faccia era grave e gli uccelli starnazzavano intorno alla sua testa. I pittori medievali avevano ritratto tutto questo con grande tenerezza, abilità e gioia. Tutto questo mi aveva trasportato in un modo spontaneo ed allettante, e quel mondo divenne davvero come il mondo di ogni giorno con mio Padre, mia Madre e fratelli e sorelle. D'altra parte mi difendevo contro il dramma ritratto sul crocifisso nel coro e nel presbiterio. La mia mente fu sopraffatta dalla crudeltà e dalla sofferenza estrema di quella scena. Fino a quando molto più tardi fede e dubbio sono diventati i miei compagni di viaggio. Era ovvio che finissi per dare forma alle esperienze della mia infanzia. Vi sono stato, quasi, costretto, per esprimere il dilemma universale. La mia intenzione è sempre stata “dipingere” nello stesso modo del pittore di quella chiesa medievale, con lo stesso interesse obiettivo, con la stessa tenerezza e gioia. La risata degli esseri umani, il loro pianto, l'ululato della paura, i giochi, la sofferenza, il loro terrore della piaga, del giorno del Giudizio universale, della stella il cui nome è Assenzio. La nostra paura può essere di generi diversi, ma le parole per descriverla sono sempre le stesse...e i nostri quesiti universali permangono. La nostra domanda rimane”.
collage and assemblage, plastic miniatures, lens, in Ikea® frame 16x16x3 cm., 2011
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