Paperino Surfista

giovedì 6 dicembre 2012

Ronronear, teca esorcizzante - exorcizing display case

RONRONEAR
teca esorcizzante
exorcizing display case


La Danza macabra è un tema iconografico tardo medioevale in cui è rappresentata una danza tra uomini e scheletri, ove lo scheletro è la personificazione della morte. Questo soggetto ha la funzione di memento mori individuale e si sviluppò e diffuse durante le grandi pestilenze che decimarono per secoli le popolazioni europee.

La teca esprime una visione più individualistica e laicizzante della morte, rappresentata con ironia. L'Oscura Signora viene raffigurata con una civettuola coroncina da reginetta del ballo. Gira il capo vezzosa da sopra la spalla esibendosi in una spaccata: duetta con la signorina con gli autoreggenti su uno sfondo lattiginoso. Ci troviamo in una sala da ballo, come ci indica la presenza di una strobosfera.

Hans Holbein ( 1497-1543), "La regina Jane Seymour", 1536
Sullo sfondo appare il ritratto di Jane Seymour di Hans Holbein: originaria da una nobile stirpe del contado, ella fu la terza moglie di Enrico VIII e morì di parto nel 1537. Lo stesso Holbein fu vittima della peste che scoppiò a Londra nel 1543.
La struttura della teca è una forma per la fabbricazione dei mattoni al cui interno vi è, stampigliata specularmente, la poesia "La Destruction" di Charles Beaudelaire: il poeta ha anche scritto, sempre nella raccolta "I fiori del male", una poesia dal titolo "Danse Macabre".

ronronear in spagnolo significa "fare le fusa"...

"Si principia danzando inavvertitamente, con svagata manìa, poi si insiste, fino alla compulsione epilettoide al fine di ottenere una refrattaria esausta eccitazione che renda dimentichi della mortificazione d'esistere; insomma, si vuol divertirsi, divergere dall'io proprio, ottenere momentaneo, ma lo si vorrebbe duraturo, oblio di sé. 
Il divertimento è il supremo astro, perno dell'assiologia moderna, traslato morale del buco nero attorno al quale vòlta la galassia di cui la terra è periferica ambascia.
La coscienza abita il silenzio, sorgente di tutte le consapevolezze; donde la forsennata vaghezza di protesi d'oblio, d'ingorgare di eccitazioni i nervi, di gustare per empatia emozioni che il divertito non sa che surrogare per tramite di schermi mega e micro, animati da luministiche figurine ipercinetiche recitanti e danzanti, e di suoni stimolanti e commoventi, l'auricolare permanente in orifizio uditivo; donde l'urgenza di burattinarsi in danza, poiché quella che in assembramenti agita le finesettimanali balere è, rispetto a codice poetico di gesti, rumoreggiar di membra. il rumore del divertimento è quello di manovali dediti al dovere, eseguito immancabilmente senza dubbio, dell'allestimento ebdomadario della morte festiva per placare la disforia della feriale coscienza di vivere."
Fabrizio Alloero

foto di Jibril Omarmuse

collage e assemblage,  strobosfera in miniatura, scheletro in resina, forma per mattoni in legno e ferro cm.37x18, 2012
collage and assemblage,miniature disco ball, resin skeleton, wooden and iron brick cast 37x18 cm., 2012










Qui di seguito le due poesie di Charles Beaudelaire, "Danse Macabre" e "La destruction", prima in lingua originale, poi nella traduzione italiana e inglese.
Below, the two Charles Beaudelaire poems, "Danse Macabre" and "La destruction", in the original language then the translations in Italian and English.





Danse macabre

À Ernest Christophe

Fière, autant qu'un vivant, de sa noble stature
Avec son gros bouquet, son mouchoir et ses gants
Elle a la nonchalance et la désinvolture
D'une coquette maigre aux airs extravagants.

Vit-on jamais au bal une taille plus mince?
Sa robe exagérée, en sa royale ampleur,
S'écroule abondamment sur un pied sec que pince
Un soulier pomponné, joli comme une fleur.

La ruche qui se joue au bord des clavicules,
Comme un ruisseau lascif qui se frotte au rocher,
Défend pudiquement des lazzi ridicules
Les funèbres appas qu'elle tient à cacher.

Ses yeux profonds sont faits de vide et de ténèbres,
Et son crâne, de fleurs artistement coiffé,
Oscille mollement sur ses frêles vertèbres.
Ô charme d'un néant follement attifé.

Aucuns t'appelleront une caricature,
Qui ne comprennent pas, amants ivres de chair,
L'élégance sans nom de l'humaine armature.
Tu réponds, grand squelette, à mon goût le plus cher!

Viens-tu troubler, avec ta puissante grimace,
La fête de la Vie? ou quelque vieux désir,
Eperonnant encor ta vivante carcasse,
Te pousse-t-il, crédule, au sabbat du Plaisir?

Au chant des violons, aux flammes des bougies,
Espères-tu chasser ton cauchemar moqueur,
Et viens-tu demander au torrent des orgies
De rafraîchir l'enfer allumé dans ton coeur?

Inépuisable puits de sottise et de fautes!
De l'antique douleur éternel alambic!
À travers le treillis recourbé de tes côtes
Je vois, errant encor, l'insatiable aspic.

Pour dire vrai, je crains que ta coquetterie
Ne trouve pas un prix digne de ses efforts
Qui, de ces coeurs mortels, entend la raillerie?
Les charmes de l'horreur n'enivrent que les forts!

Le gouffre de tes yeux, plein d'horribles pensées,
Exhale le vertige, et les danseurs prudents
Ne contempleront pas sans d'amères nausées
Le sourire éternel de tes trente-deux dents.

Pourtant, qui n'a serré dans ses bras un squelette,
Et qui ne s'est nourri des choses du tombeau?
Qu'importe le parfum, l'habit ou la toilette?
Qui fait le dégoûté montre qu'il se croit beau.

Bayadère sans nez, irrésistible gouge,
Dis donc à ces danseurs qui font les offusqués:
«Fiers mignons, malgré l'art des poudres et du rouge
Vous sentez tous la mort! Ô squelettes musqués,

Antinoüs flétris, dandys à face glabre,
Cadavres vernissés, lovelaces chenus,
Le branle universel de la danse macabre
Vous entraîne en des lieux qui ne sont pas connus!

Des quais froids de la Seine aux bords brûlants du Gange,
Le troupeau mortel saute et se pâme, sans voir
Dans un trou du plafond la trompette de l'Ange
Sinistrement béante ainsi qu'un tromblon noir.

En tout climat, sous tout soleil, la Mort t'admire
En tes contorsions, risible Humanité
Et souvent, comme toi, se parfumant de myrrhe,
Mêle son ironie à ton insanité!»

Charles Baudelaire


Danza macabra
A Ernest Christophe

Fiera della sua nobile statura, come una persona viva,
col suo gran mazzo di fiori, il fazzoletto e i guanti,
lei ha la noncuranza e la disinvoltura
d'una civetta magra dall'aria stravagante.

Hai visto mai al ballo una vita più sottile?
La sua veste esagerata, nella sua ampiezza regale,
ricade abbondante sopra un piede magro, stretto
nella scarpina infiocchettata, graziosa come un fiore.

Il collarino che le scherza intorno alle clavicole,
come un ruscello lascivo strisciante contro la roccia,
difende pudico dai lazzi ridicoli
le funebri grazie che vuole nascondere.

Che occhi profondi di vuoto e di tenebre!
Come oscilla mollemente sulle fragili vertebre
il suo cranio acconciato di fiori con arte!
Oh, fascino d'un nulla follemente agghindato!

Alcuni diranno che tu sei una caricatura;
amanti ebbri di carne, non capiscono
l'eleganza senza nome dell'umana armatura.
Ma tu rispondi, grande scheletro, al mio gusto più caro!

Vieni forse a tubare, con la tua possente smorfia,
le feste della Vita? O ti spinge credula
al sabba del Piacere qualche antica voglia
speronando ancora la tua vivente carcassa?

Speri dunque di cacciare il tuo incubo beffardo
al canto dei violini, alla fiamma delle candele?
Vieni a chiedere che il torrente delle orge
rinfreschi l'inferno acceso nel tuo cuore?

Inesauribile pozzo di stoltezza e di colpe!
Eterno alambicco dell'antico dolore!
Come vedo ancora errante l'insaziabile aspide
il traliccio curvo delle tue costole!

Temo che tutta la tua civetteria
non troverà un compenso degno dei tuoi sforzi:
quale cuore mortale capirà lo scherzo?
L'incanto dell'orrore inebria solo i forti.

L'abisso dei tuoi occhi, pieno d'orribili pensieri,
esala vertigine, e i cauti ballerini
non contempleranno senza nausee amare
The Dance of Death

To Ernest Christophe

Proud as a living person of her noble stature,
With her big bouquet, her handkerchief and gloves,
She has the nonchalance and easy manner
Of a slender coquette with bizarre ways.

Did one ever see a slimmer waist at a ball?
Her ostentatious dress in its queenly fullness
Falls in ample folds over thin feet, tightly pressed
Into slippers with pompons pretty as flowers.

The swarm of bees that plays along her collar-bones
Like a lecherous brook that rubs against the rocks
Modestly protects from cat-calls and jeers
The funereal charms that she's anxious to hide.

Her deep eye-sockets are empty and dark,
And her skull, skillfully adorned with flowers,
Oscillates gently on her fragile vertebrae.
Charm of a non-existent thing, madly arrayed!

Some, lovers drunken with flesh, will call you
A caricature; they don't understand
The marvelous elegance of the human frame.
You satisfy my fondest taste, tall skeleton!

Do you come to trouble with your potent grimace
The festival of Life? Or does some old desire
Still goading your living carcass
Urge you on, credulous one, toward Pleasure's sabbath?

With the flames of candles, with songs of violins,
Do you hope to chase away your mocking nightmare,
And do you come to ask of the flood of orgies
To cool the hell set ablaze in your heart?

Inexhaustible well of folly and of sins!
Eternal alembic of ancient suffering!
Through the curved trellis of your ribs
I see, still wandering, the insatiable asp.

To tell the truth, I fear your coquetry
Will not find a reward worthy of its efforts;
Which of these mortal hearts understands raillery?
The charms of horror enrapture only the strong!

The abyss of your eyes, full of horrible thoughts,
Exhales vertigo, and discreet dancers
Cannot look without bitter nausea
At the eternal smile of your thirty-two teeth.

Yet who has not clasped a skeleton in his arms,
Who has not fed upon what belongs to the grave?
What matters the perfume, the costume or the dress?
He who shows disgust believes that he is handsome.

Noseless dancer, irresistible whore,
Tell those dancing couples who act so offended:
"Proud darlings, despite the art of make-up
You all smell of death! Skeletons perfumed with musk,

Withered Antinoi, dandies with smooth faces,
Varnished corpses, hoary-haired Lovclaces,
The universal swing of the danse macabre
Sweeps you along into places unknown!

From the Seine's cold quays to the Ganges' burning shores,
The human troupe skips and swoons with delight, sees not
In a hole in the ceiling the Angel's trumpet
Gaping ominously like a black blunderbuss.

In all climes, under every sun, Death admires you
At your antics, ridiculous Humanity,
And frequently, like you, scenting herself with myrrh,
Mingles her irony with your insanity!"

La Destruction

Sans cesse à mes côtés s'agite le Démon;
II nage autour de moi comme un air impalpable;
Je l'avale et le sens qui brûle mon poumon
Et l'emplit d'un désir éternel et coupable.

Parfois il prend, sachant mon grand amour de l'Art,
La forme de la plus séduisante des femmes,
Et, sous de spécieux prétextes de cafard,
Accoutume ma lèvre à des philtres infâmes.

II me conduit ainsi, loin du regard de Dieu,
Haletant et brisé de fatigue, au milieu
Des plaines de l'Ennui, profondes et désertes,

Et jette dans mes yeux pleins de confusion
Des vêtements souillés, des blessures ouvertes,
Et l'appareil sanglant de la Destruction!

Charles Baudelaire


• LA DISTRUZIONE



Incessantemente, vicino a me, s'agita il Demonio, e mi vagola dattorno come un'aria impalpabile; io l'inghiotto e sento che mi brucia i polmoni e li riempie d'un desiderio eterno e colpevole. Conoscendo il mio grande amore per l'Arte prende, qualche volta, le sembianze della più seducente delle donne, e con speciosi pretesti da ipocrita avvezza le mie labbra ai filtri più infami.
Lontano dallo sguardo di Dio, mi porta, ansante, rotto dalla stanchezza, nelle profonde e deserte piane della Noia,
e getta sui miei occhi confusi vesti lordate, ferite aperte, tutto il sanguinoso apparato della Distruzione!

Destruction

The Demon is always moving about at my side;
He floats about me like an impalpable air;
I swallow him, I feel him burn my lungs
And fill them with an eternal, sinful desire.

Sometimes, knowing my deep love for Art, he assumes
The form of a most seductive woman,
And, with pretexts specious and hypocritical,
Accustoms my lips to infamous philtres.

He leads me thus, far from the sight of God,
Panting and broken with fatigue, into the midst
Of the plains of Ennui, endless and deserted,

And thrusts before my eyes full of bewilderment,
Dirty filthy garments and open, gaping wounds,
And all the bloody instruments of Destruction!

— William Aggeler, The Flowers of Evil (Fresno, CA: Academy Library Guild, 1954)

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