Paperino Surfista

giovedì 6 dicembre 2012

Ronronear, teca esorcizzante - exorcizing display case

RONRONEAR
teca esorcizzante
exorcizing display case


La Danza macabra è un tema iconografico tardo medioevale in cui è rappresentata una danza tra uomini e scheletri, ove lo scheletro è la personificazione della morte. Questo soggetto ha la funzione di memento mori individuale e si sviluppò e diffuse durante le grandi pestilenze che decimarono per secoli le popolazioni europee.

La teca esprime una visione più individualistica e laicizzante della morte, rappresentata con ironia. L'Oscura Signora viene raffigurata con una civettuola coroncina da reginetta del ballo. Gira il capo vezzosa da sopra la spalla esibendosi in una spaccata: duetta con la signorina con gli autoreggenti su uno sfondo lattiginoso. Ci troviamo in una sala da ballo, come ci indica la presenza di una strobosfera.

Hans Holbein ( 1497-1543), "La regina Jane Seymour", 1536
Sullo sfondo appare il ritratto di Jane Seymour di Hans Holbein: originaria da una nobile stirpe del contado, ella fu la terza moglie di Enrico VIII e morì di parto nel 1537. Lo stesso Holbein fu vittima della peste che scoppiò a Londra nel 1543.
La struttura della teca è una forma per la fabbricazione dei mattoni al cui interno vi è, stampigliata specularmente, la poesia "La Destruction" di Charles Beaudelaire: il poeta ha anche scritto, sempre nella raccolta "I fiori del male", una poesia dal titolo "Danse Macabre".

ronronear in spagnolo significa "fare le fusa"...

"Si principia danzando inavvertitamente, con svagata manìa, poi si insiste, fino alla compulsione epilettoide al fine di ottenere una refrattaria esausta eccitazione che renda dimentichi della mortificazione d'esistere; insomma, si vuol divertirsi, divergere dall'io proprio, ottenere momentaneo, ma lo si vorrebbe duraturo, oblio di sé. 
Il divertimento è il supremo astro, perno dell'assiologia moderna, traslato morale del buco nero attorno al quale vòlta la galassia di cui la terra è periferica ambascia.
La coscienza abita il silenzio, sorgente di tutte le consapevolezze; donde la forsennata vaghezza di protesi d'oblio, d'ingorgare di eccitazioni i nervi, di gustare per empatia emozioni che il divertito non sa che surrogare per tramite di schermi mega e micro, animati da luministiche figurine ipercinetiche recitanti e danzanti, e di suoni stimolanti e commoventi, l'auricolare permanente in orifizio uditivo; donde l'urgenza di burattinarsi in danza, poiché quella che in assembramenti agita le finesettimanali balere è, rispetto a codice poetico di gesti, rumoreggiar di membra. il rumore del divertimento è quello di manovali dediti al dovere, eseguito immancabilmente senza dubbio, dell'allestimento ebdomadario della morte festiva per placare la disforia della feriale coscienza di vivere."
Fabrizio Alloero

foto di Jibril Omarmuse

collage e assemblage,  strobosfera in miniatura, scheletro in resina, forma per mattoni in legno e ferro cm.37x18, 2012
collage and assemblage,miniature disco ball, resin skeleton, wooden and iron brick cast 37x18 cm., 2012










Qui di seguito le due poesie di Charles Beaudelaire, "Danse Macabre" e "La destruction", prima in lingua originale, poi nella traduzione italiana e inglese.
Below, the two Charles Beaudelaire poems, "Danse Macabre" and "La destruction", in the original language then the translations in Italian and English.





Danse macabre

À Ernest Christophe

Fière, autant qu'un vivant, de sa noble stature
Avec son gros bouquet, son mouchoir et ses gants
Elle a la nonchalance et la désinvolture
D'une coquette maigre aux airs extravagants.

Vit-on jamais au bal une taille plus mince?
Sa robe exagérée, en sa royale ampleur,
S'écroule abondamment sur un pied sec que pince
Un soulier pomponné, joli comme une fleur.

La ruche qui se joue au bord des clavicules,
Comme un ruisseau lascif qui se frotte au rocher,
Défend pudiquement des lazzi ridicules
Les funèbres appas qu'elle tient à cacher.

Ses yeux profonds sont faits de vide et de ténèbres,
Et son crâne, de fleurs artistement coiffé,
Oscille mollement sur ses frêles vertèbres.
Ô charme d'un néant follement attifé.

Aucuns t'appelleront une caricature,
Qui ne comprennent pas, amants ivres de chair,
L'élégance sans nom de l'humaine armature.
Tu réponds, grand squelette, à mon goût le plus cher!

Viens-tu troubler, avec ta puissante grimace,
La fête de la Vie? ou quelque vieux désir,
Eperonnant encor ta vivante carcasse,
Te pousse-t-il, crédule, au sabbat du Plaisir?

Au chant des violons, aux flammes des bougies,
Espères-tu chasser ton cauchemar moqueur,
Et viens-tu demander au torrent des orgies
De rafraîchir l'enfer allumé dans ton coeur?

Inépuisable puits de sottise et de fautes!
De l'antique douleur éternel alambic!
À travers le treillis recourbé de tes côtes
Je vois, errant encor, l'insatiable aspic.

Pour dire vrai, je crains que ta coquetterie
Ne trouve pas un prix digne de ses efforts
Qui, de ces coeurs mortels, entend la raillerie?
Les charmes de l'horreur n'enivrent que les forts!

Le gouffre de tes yeux, plein d'horribles pensées,
Exhale le vertige, et les danseurs prudents
Ne contempleront pas sans d'amères nausées
Le sourire éternel de tes trente-deux dents.

Pourtant, qui n'a serré dans ses bras un squelette,
Et qui ne s'est nourri des choses du tombeau?
Qu'importe le parfum, l'habit ou la toilette?
Qui fait le dégoûté montre qu'il se croit beau.

Bayadère sans nez, irrésistible gouge,
Dis donc à ces danseurs qui font les offusqués:
«Fiers mignons, malgré l'art des poudres et du rouge
Vous sentez tous la mort! Ô squelettes musqués,

Antinoüs flétris, dandys à face glabre,
Cadavres vernissés, lovelaces chenus,
Le branle universel de la danse macabre
Vous entraîne en des lieux qui ne sont pas connus!

Des quais froids de la Seine aux bords brûlants du Gange,
Le troupeau mortel saute et se pâme, sans voir
Dans un trou du plafond la trompette de l'Ange
Sinistrement béante ainsi qu'un tromblon noir.

En tout climat, sous tout soleil, la Mort t'admire
En tes contorsions, risible Humanité
Et souvent, comme toi, se parfumant de myrrhe,
Mêle son ironie à ton insanité!»

Charles Baudelaire


Danza macabra
A Ernest Christophe

Fiera della sua nobile statura, come una persona viva,
col suo gran mazzo di fiori, il fazzoletto e i guanti,
lei ha la noncuranza e la disinvoltura
d'una civetta magra dall'aria stravagante.

Hai visto mai al ballo una vita più sottile?
La sua veste esagerata, nella sua ampiezza regale,
ricade abbondante sopra un piede magro, stretto
nella scarpina infiocchettata, graziosa come un fiore.

Il collarino che le scherza intorno alle clavicole,
come un ruscello lascivo strisciante contro la roccia,
difende pudico dai lazzi ridicoli
le funebri grazie che vuole nascondere.

Che occhi profondi di vuoto e di tenebre!
Come oscilla mollemente sulle fragili vertebre
il suo cranio acconciato di fiori con arte!
Oh, fascino d'un nulla follemente agghindato!

Alcuni diranno che tu sei una caricatura;
amanti ebbri di carne, non capiscono
l'eleganza senza nome dell'umana armatura.
Ma tu rispondi, grande scheletro, al mio gusto più caro!

Vieni forse a tubare, con la tua possente smorfia,
le feste della Vita? O ti spinge credula
al sabba del Piacere qualche antica voglia
speronando ancora la tua vivente carcassa?

Speri dunque di cacciare il tuo incubo beffardo
al canto dei violini, alla fiamma delle candele?
Vieni a chiedere che il torrente delle orge
rinfreschi l'inferno acceso nel tuo cuore?

Inesauribile pozzo di stoltezza e di colpe!
Eterno alambicco dell'antico dolore!
Come vedo ancora errante l'insaziabile aspide
il traliccio curvo delle tue costole!

Temo che tutta la tua civetteria
non troverà un compenso degno dei tuoi sforzi:
quale cuore mortale capirà lo scherzo?
L'incanto dell'orrore inebria solo i forti.

L'abisso dei tuoi occhi, pieno d'orribili pensieri,
esala vertigine, e i cauti ballerini
non contempleranno senza nausee amare
The Dance of Death

To Ernest Christophe

Proud as a living person of her noble stature,
With her big bouquet, her handkerchief and gloves,
She has the nonchalance and easy manner
Of a slender coquette with bizarre ways.

Did one ever see a slimmer waist at a ball?
Her ostentatious dress in its queenly fullness
Falls in ample folds over thin feet, tightly pressed
Into slippers with pompons pretty as flowers.

The swarm of bees that plays along her collar-bones
Like a lecherous brook that rubs against the rocks
Modestly protects from cat-calls and jeers
The funereal charms that she's anxious to hide.

Her deep eye-sockets are empty and dark,
And her skull, skillfully adorned with flowers,
Oscillates gently on her fragile vertebrae.
Charm of a non-existent thing, madly arrayed!

Some, lovers drunken with flesh, will call you
A caricature; they don't understand
The marvelous elegance of the human frame.
You satisfy my fondest taste, tall skeleton!

Do you come to trouble with your potent grimace
The festival of Life? Or does some old desire
Still goading your living carcass
Urge you on, credulous one, toward Pleasure's sabbath?

With the flames of candles, with songs of violins,
Do you hope to chase away your mocking nightmare,
And do you come to ask of the flood of orgies
To cool the hell set ablaze in your heart?

Inexhaustible well of folly and of sins!
Eternal alembic of ancient suffering!
Through the curved trellis of your ribs
I see, still wandering, the insatiable asp.

To tell the truth, I fear your coquetry
Will not find a reward worthy of its efforts;
Which of these mortal hearts understands raillery?
The charms of horror enrapture only the strong!

The abyss of your eyes, full of horrible thoughts,
Exhales vertigo, and discreet dancers
Cannot look without bitter nausea
At the eternal smile of your thirty-two teeth.

Yet who has not clasped a skeleton in his arms,
Who has not fed upon what belongs to the grave?
What matters the perfume, the costume or the dress?
He who shows disgust believes that he is handsome.

Noseless dancer, irresistible whore,
Tell those dancing couples who act so offended:
"Proud darlings, despite the art of make-up
You all smell of death! Skeletons perfumed with musk,

Withered Antinoi, dandies with smooth faces,
Varnished corpses, hoary-haired Lovclaces,
The universal swing of the danse macabre
Sweeps you along into places unknown!

From the Seine's cold quays to the Ganges' burning shores,
The human troupe skips and swoons with delight, sees not
In a hole in the ceiling the Angel's trumpet
Gaping ominously like a black blunderbuss.

In all climes, under every sun, Death admires you
At your antics, ridiculous Humanity,
And frequently, like you, scenting herself with myrrh,
Mingles her irony with your insanity!"

La Destruction

Sans cesse à mes côtés s'agite le Démon;
II nage autour de moi comme un air impalpable;
Je l'avale et le sens qui brûle mon poumon
Et l'emplit d'un désir éternel et coupable.

Parfois il prend, sachant mon grand amour de l'Art,
La forme de la plus séduisante des femmes,
Et, sous de spécieux prétextes de cafard,
Accoutume ma lèvre à des philtres infâmes.

II me conduit ainsi, loin du regard de Dieu,
Haletant et brisé de fatigue, au milieu
Des plaines de l'Ennui, profondes et désertes,

Et jette dans mes yeux pleins de confusion
Des vêtements souillés, des blessures ouvertes,
Et l'appareil sanglant de la Destruction!

Charles Baudelaire


• LA DISTRUZIONE



Incessantemente, vicino a me, s'agita il Demonio, e mi vagola dattorno come un'aria impalpabile; io l'inghiotto e sento che mi brucia i polmoni e li riempie d'un desiderio eterno e colpevole. Conoscendo il mio grande amore per l'Arte prende, qualche volta, le sembianze della più seducente delle donne, e con speciosi pretesti da ipocrita avvezza le mie labbra ai filtri più infami.
Lontano dallo sguardo di Dio, mi porta, ansante, rotto dalla stanchezza, nelle profonde e deserte piane della Noia,
e getta sui miei occhi confusi vesti lordate, ferite aperte, tutto il sanguinoso apparato della Distruzione!

Destruction

The Demon is always moving about at my side;
He floats about me like an impalpable air;
I swallow him, I feel him burn my lungs
And fill them with an eternal, sinful desire.

Sometimes, knowing my deep love for Art, he assumes
The form of a most seductive woman,
And, with pretexts specious and hypocritical,
Accustoms my lips to infamous philtres.

He leads me thus, far from the sight of God,
Panting and broken with fatigue, into the midst
Of the plains of Ennui, endless and deserted,

And thrusts before my eyes full of bewilderment,
Dirty filthy garments and open, gaping wounds,
And all the bloody instruments of Destruction!

— William Aggeler, The Flowers of Evil (Fresno, CA: Academy Library Guild, 1954)

mercoledì 10 ottobre 2012

Agglomerato intorno al primo - Gathered around the first, teca rupestre - cave art display case

AGGLOMERATO INTORNO AL PRIMO
GATHERED AROUND THE FIRST




teca rupestre
cave art display case

(English below)
Le prime danze di cui si è a conoscenza risalgono al Paleolitico e ve ne è la rapprersentazione nelle pitture rupestri: erano eseguite da gruppi di adulti che si disponevano in cerchio. Erano danze tematiche, in quanto legate, da un lato, ai temi della fertilità, della vita e della morte, dall'altro, ai misteri astrali.
La teca diventa una  grotta formata da minerali iridescenti illuminati da un fuoco sacro attorno al quale le ombre di figure primitive sono disposte in modo da entrare in relazione l'una con le altre. E' la colata di colore attraverso cui passa la Luce a decidere la coreografia di una danza sciamanica.
La maschera dello sciamano, davanti a loro, guida i loro spiriti che si liberano nei passi magici e al contempo li protegge. 


Through  rupestrian art we know that the art of dance dates back to the Paleolithic time, as depicted in paintings and graffiti: it used to be performed by adults, forming a circle, dancing around. It was a ritual kind of dancing concerning fertility rites, the cycle of life and death, protection from the elements and evil or worshipping astral misteries.
The display case becomes a cave: created by iridescent minerals, illuminated by a sacred fire. Around the flames  shadows of primitive figures are arranged in order to get in touch one with another. The copper colour stream crossed by the Light determines the coreography of a shamanic dance.
The mask of the Shaman, at the very front,gives protection and  leads into magical passes their released spirits .

TENSEGRITA':
La Tensegrità è  la versione rielaborata di alcuni movimenti chiamati passi magici che furono sviluppati dagli sciamani messicani fin da epoca precolombiana, un gruppo di uomini e donne veggenti che intraprese un viaggio per accrescere la conoscenza espandendo i limiti della percezione umana. Essi scoprirono tutta una vasta serie di posizioni corporee per ripristinare l’energia all’interno della sfera luminosa del corpo energetico, producendo nuovi e inconcepibili stati di benessere e consapevolezza. Carlos Castaneda, Taisha Abelar  Florinda Donner-Grau,e  Carol Tiggs, insieme al suo gruppo e agli Istruttori di Cleargreen, crearono la Tensegrità. 


TENSEGRITY:
Tensegrity® is the name given to the modern version of the Magical Passes®, the Recapitulation, and other practices linked to the way of being - the path with heart - that don Juan Matus taught his students: Carlos Castaneda, Florinda Donner-Grau, Taisha Abelar and Carol Tiggs.A vital tool for the seers of don Juan’s line were their magical passes: positions and movements of body and breath which the early seers of their lineage dreamt and stalked thousands of years ago.



Courtesy of: Cristiana Bartolini

Collage e assemblage,smalto copper, corda, terracotta, in cornice di legno cm. 14x7x2, 2012
Collage and assemblage, copper enamel, rope, earthenware, in wooden frame 14x7x2 cm., 2012


Rouge extrême - dittico

ROUGE EXTRêME
dittico


(English below)
Lo storiografo trepida al dichiarare cosa faccia di un tratto di tempo un'epoca conchiusa e da un'altra distinta, teme la smentita, il dettaglio trascurato che, incongruo, denunci il quadro come spaccio di falsario;  eppure la foggia di un cappotto è la premessa minore di un sillogismo la cui conclusione è la secante del tempo che lo ritaglia in sagome dal profilo netto e certo come le ombre.
The historiographer is always fearful and prudent when he has to define the signs and symbols  representing  time passages between the end of an epoch and the beginning of a new one. He dreads denials, he is afraid of a neglacted  detail that, incongruously, reveals the forger's false picture. And yet, an old fashioned coat is the minor introduction to a syllogism that always ends with time's secant. Time shapes things delineating sharp and clear outlines, like shadows are.



 Per esempio, una succinta ricognizione sugli stati della presenza del vermiglio su un righello cronometrico di un centinaio d'anni individuerebbe uno iato, ma non irrimediabile, piuttosto una commessura tra l'epoca nostra e quella dei nostri nonni come il coperchio e il fondo, distinti ma incernierati fanno una scatola, che se si chiude di nuovo ulula il buio. 
For instance, a brief score on the states of Vermilion colour presence upon a one century chronometric ruler may be able to detect a hiatus, not an irretrievable one. Instead, it represents a junction between our times and grandparents' one: as in a box the lid and the back are distincted but, by the hinge, they are connected. But if someone closes the box , the Dark howls again.



Ciò che principalmente distingue il tempo nostro da quello di tre o quattro generazioni addietro è la prevalenza dello stato solido oppure liquido del vermiglio: è il ciclo della liquefazione del rubino, che non ha norma cronometrica, che decide l'irrigazione col sangue; oggi e per il momento, da noi, il vermiglio consente di adoperarsi per la cosmesi e di conservarsi in astucci da poco ma smaglianti. 
What mostly distinguishes our present time from the past ones, going backwards  three or four generations, is how the Vermilion is present, its predominance in  solid  or  liquid state.  The liquefaction cycle of Ruby Red itself, having no chronometrical rule,  determines the blood irrigation. Right here, right now, Vermilion allows its cosmetics use, stored in cheap but glowing little cases.
( Fabrizio Alloero)


Collage e assemblage, statuine in plastica, lettere per lavagna magnetica, rossetto Chanel® Rouge extrême n.6, dente, in scatola di legno cm. 21x28x10 (chiusa), cm. 42x28x5 (aperta), 2012
Collage and assemblage, plastic little statues, magnetic blackboard letters, lipstick Chanel® Rouge extrême n.6, tooth, in wooden box 21x28x10 cm.(closed), 42x28x5 cm. (opened), 2012


domenica 7 ottobre 2012

Diogene ( Biscuits in più) - Diogenes ( Biscuits in più), teca rammemorante - recollection disteca luminosa, luminous display caseplay case

DIOGENE ( BISCUITS IN PIU' )
DIOGENES ( BISCUITS IN PIU')



teca luminosa
luminous display case

(English below)

Rifuggendo la cupidigia alla ricerca della gratitudine, guidata da Diogene, una mucca si allontana dalla città che si scorge in lontananza: passa sotto un viadotto sporcato da manifesti pubblicitari strappati, rovinati dal tempo e dalle piogge.

Escaping from greed looking for gratitude, lead by Diogenes, a cow goes away from the town you can see in the distance: the cow walks underneath a flyover whose dirty pillars are covered by ripped advertisements, getting damaged by time and rains.

Diogenes

Il suo sguardo si rivolge al di fuori della teca, scrutando l'orizzonte che noi non possiamo scorgere,  indicato da colui che conduce, illuminando la via con la sua lanterna.

The cow casts a glance outside the display case, peering at the horizon we cannot see, suggested by the one who leads, enlightening the way with his lantern.

I've seen New York, now take me back
Teca realizzata in collaborazione con Daniel Monti, consulente artistico e problem solving del fiat lux.
waam bam thank you maam!

Courtesy of : Monica Berton, Michele Forneris, Davide Maria Volontà

Decollage, assemblage, mucca, Topolino®, lanterna in miniatura,led,  in cornice di legno cm. 29x20x7, 2012
Decollage, assemblage, cow, Mickey Mouse®, lantern miniature, led,  in wooden frame 29x20x7 cm., 2012


giovedì 27 settembre 2012

Una vita tranquilla - Quiet life, teca rammemorante - recollection display case

UNA VITA TRANQUILLA

QUIET LIFE
teca rammemorante
recollection display case


(English below)

Il tema centrale di questa teca è il senso di protezione e 
il bisogno di protezione.  
La protezione di cui  godiamo e quella di cui in realtà avremmo bisogno.


The focal subject of the display case is the feeling of being protected and the need of protection.
The protection we  have and the one we really need.
e circa il buco dell'ozono?
and what about the ozone hole?

protezione

[pro-te-zió-ne] s.f.
  • 1 Azione protettiva, difesa contro ciò che potrebbe recare danno: cercare p. contro il freddotelo di p.
  • 2 Elemento che si interpone tra qlco. che può subire un danno e ciò che lo può causare: applicare una p. di gomma
  • 3 Opera protettrice e di assistenza nei confronti di chi è in condizione di inferiorità, di debolezza o di ciò che è minacciato nella propria integrità SINdifesatutelap. della naturaprendere qlcu. sotto la propria p.; con valore negativo, appoggio, favore: godere della p. dei potenti || p. civile, apparato amministrativo e opera svolta per la prevenzione e il soccorso di popolazioni colpite da calamità naturali o da altre catastrofi
  • 4 inform. Applicazione a programmi e dati di accorgimenti e meccanismi che ne impediscono l'uso, la duplicazione o la modifica
protection ( pro-tec-tion) noum

1 The act of protecting: the state of being protected

2  a) one that protects
     b) supervision or support of one that is smaller or          
          weaker
     c) preservation from injury or harm

3)  Defense, preserve, nurturance, security.
     
per Joseph Cornell


La teca in legno è stata realizzata da / the wooden box has been realized by:  Enzo Errigo.





collage e assemblage, ferro, cartone, gesso, mimiatura di pinguini Scheilich® D - 73508, putto in ceramica, mappamondo in plastica Tiger®, pappagallo in plastica, miniatura di Batman, in cornice di legno cm. 37x40x15, 2012

collage and assemblage, iron, cardboard, chalk, penguin miniature Scheilich® D - 73508, ceramic little angel "putto", plastic globe Tiger®, plastic little parrot, Batman plastic miniature, in wooden frame 37x40x15 cm., 2012






lunedì 2 luglio 2012

Il giorno più lungo - The longest day, teca rammemorante - recollection display case

IL GIORNO PIU' LUNGO
THE LONGEST DAY



teca rammemorante
recollection display case


(English below)
In una camera di sangue si consuma il sacrificio. Vetri rotti che rappresentano qualcosa che è andato in frantumi, che si è rotto o che abbiamo distrutto noi. Vetri che tagliano e che fanno sanguinare.

 The sacrifice is consumed in a blood-drenched room. Broken glasses representing something blown to pieces, cracked or that we have destroyed. Sharp cutting glasses that makes you bleed.


Quattro sarcofagi laccati di vite intense, simboli del convivere immobilizzati nella sofferenza, nella morsa di un dolore che ogni giorno ci toglie a morsi pezzi di carne.

Four lacquered by burning life sarcophaguses. symbols. Symbols of living immobilized together with endless pain, in a grip of mourn   tearing us off with teeth everyday.


Una donna passeggia nuda attraverso una pianura infernale cosparsa di vetri taglienti.

A naked woman walks through a hellish valley with cutting glasses scattered everyway.

la camera di sangue
Dimenticavo...c'è una possibilità in tutta questa disperazione...
Oh! I nearly forgot...there's a chance in this hopelessness...

DELETE!


La teca in legno è stata realizzata da / The wooden box has been realizes by: Enzo Errigo.


Collage e assemblage, creta modellata sul packaging del Versaport Plus V, Tyco® Healthcare, ref. 179096PF, vetro, sangue umano,miniatura Noch® HO15959 "Leichte Damen",  in cornice di legno cm.40x30x15, 2012
Collage and assemblage, clay moulded upon Versaport Plus V, Tyco® Healthcare, ref. 179096PF packaging, glass, human blood, Noch® miniature HO15959 "Ladies of the Night"  in wooden frame, 40x30x15 cm., 2012


domenica 17 giugno 2012

Curieuse exhibition d'hommes , teca rammemorante - recollection display case

CURIEUSE EXHIBITION D'HOMMES


teca rammemorante
recollection display case

Il collage è costruito sulla base di una foto che scattai a Ferrara nell'ottobre del 2003. E' la statua dedicata al frate ferrarese Girolamo Savonarola ( 1452 - 1498), inaugurata nel 1875, che rappresenta il frate sulla catasta di legna che originerà il rogo dal quale verrà arso. L'esecuzione di  Savonarola, avvenuta a Firenze il 23 maggio del 1498, è descritta nel libro "Savonarola o la rivoluzione di Dio" di Ivan Cloulas, 1998. Se qualcuno ha voglia di leggersela la troverà al fondo di questo post.
Il frate fu scomunicato, processato per eresia, torturato, arso sul rogo: il termine savonarola divenne un aggettivo di connotazione dispregiativa o ironica che sta ad indicare una persona che si scaglia con veemenza contro il degrado morale.


"In tempi corrotti e servili
dei vizi e dei tiranni
flagellatore"
Quindi , una persona che si scaglia con veemenza contro il degrado morale. Questa è la base del college. Le altre immagini sono folle di uomini o singole persone che si trovano ad essere vittime o carnefici di questo degrado.



In primo piano è inginocchiato un manichino che rappresenta un Draag, un alieno del pianeta Ygam, che tiene in mano un Om domestico. Il riferimento è al film d'animazione "Il pianeta selvaggio", 1973, di Renè Laloux ( nel film "The cell" sono mostrate diverse immagini di questo film ). Le immagini del film sono realizzate a partire dai disegni di Roland Topor ( 1938 - 1997 ), illustratore francese, uno dei miei preferiti.

 Per la descrizione del film  rimando ai siti:



















Su questo pianeta gli esseri umani sono considerati come animali domestici e donati ai bambini degli alieni per giocarci: un pianeta dove vivono déi dell'Olimpo che usano gli uomini come figurine di un plastico, come animaletti nelle loro mani, padroni assoluti di vita e morte su questi esserini. 
A questo punto il nostro Draag, il nostro dio che gioca con noi, masse di omuncoli in formicai immensi, esibizioni d'uomini viziosi castigati da un savonarola davanti a cui sfila in processione la statua di un Dio/Gesù in nome del quale il frate fu arso al rogo, reca in mano uno dei suoi animaletti domestici. Ma nella mano reca un Om particolare...




David Bowie "Ashes to ashes", 1980

Do you remember a guy that's been
In such an early song
I've heard a rumour from Ground Control
Oh no, don't say it's true
They got a message from the Action Man
"I'm happy, hope you're happy too
I've loved all I've needed to love
Sordid details following"
The shrieking of nothing is killing
Just pictures of Jap girls in synthesis and I
Ain't got no money and I ain't got no hair
But I'm hoping to kick but the planet it's glowing
CHORUS
  Ashes to ashes, funk to funky
  We know Major Tom's a junkie
  Strung out in heaven's high
[ From: http://www.elyrics.net/read/d/david-bowie-lyrics/ashes-to-ashes-lyrics.html ]
  Hitting an all-time low
Time and again I tell myself
I'll stay clean tonight
But the little green wheels are following me
Oh no, not again
I'm stuck with a valuable friend
"I'm happy, hope you're happy too"
One flash of light but no smoking pistol
I never done good things
I never done bad things
I never did anything out of the blue, woh-o-oh
Want an axe to break the ice
Wanna come down right now
CHORUS
REPEAT
  My mother said to get things done
  You'd better not mess with Major Tom




Ti ricordi quel ragazzo di cui si cantava 
In una canzone vecchissima? 
Ho sentito una voce di corridoio 
Proveniente dalla Torre di Controllo 
Oh no, non dirmi che è vera 

Hanno ricevuto un messaggio 
Dal Protagonista in questione 
"Sono felice, spero che anche voi lo siate 
Ho amato tutti quelli 
Che avevo bisogno di amare 
Seguono sordidi dettagli" 

L'urlo del nulla sta uccidendo 
Solo foto di ragazze giapponesi 
In sintesi e io 
Non ho soldi e non ho capelli 
Ma spero di farcela, ma il pianeta sta ardendo 

Cenere alla cenere, funk al funky 
Sappiamo che il sindaco Tom è un tossico 
Confinato nell'alto dei cieli 
Raggiunge una depressione senza fine 

Spesso mi sono detto 
Devo rimanere pulito stanotte 
Ma le piccole assuefazioni mi inseguono 
Oh no, non un'altra volta 
Non riesco a liberarmi di un amico prezioso 
"Sono felice, spero che anche voi lo siate" 
Un lampo di luce 
Ma nessuna pistola fumante 

Non ho mai fatto cose buone 
Non ho mai fatto cose cattive 
Non ho mai fatto niente di punto in bianco 
Voglio un'ascia per rompere il ghiaccio 
Voglio tornare immediatamente giù 

Cenere alla cenere, funk al funky 
Sappiamo che il sindaco Tom è un tossico 
Confinato nell'alto dei cieli 
Raggiunge una depressione senza fine 

Mia madre mi diceva 
Di portare a termine le cose 
"Farai meglio a non perder tempo 
Con il sindaco Tom!" 

Grazie a Ernaldo Data, per avermi fatto conoscere il film di René Laloux.
Thanks to Ernaldo Data, who showed me the movie by René Laloux.

Courtesy of: Michele Forneris, Fabrizio Alloero.

collage e assemblage, foto originale dell'artista, manichino in plastica arancione, miniatura Preiser® "Zirkusdirektor,Clowns" 20254,  "Cristaux de nuit" N'omades Authentic®, in cornice Ikea® cm. 25x25x3, 2012
collage and assemblage, artist's original picture, orange plastic dummy, Preiser® miniatures "Cirucs director, Clowns" 20254, "Cristaux de nuit" N'omades Authentic®, in Ikea® frame 25x25x3 cm., 2012








L'esecuzione di Girolamo Savonarola
da: Savonarola di Ivan Cloulas,
Il mattino del 23 maggio i tre frati, di nuovo insieme, assistono alla messa. Savonarola, dopo aver chiesto di poter tenere l'ostia nelle mani, la prende e recita una preghiera, supremo commento della sua dottrina: «Signore, io so che tu sei... quella Trinità perfetta, indivisibile e inseparabile distinta in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Io so che tu sei quel Verbo eterno, che discendesti dal cielo in terra nel ventre di Maria vergine, salisti sul legno della croce a spargere il tuo prezioso sangue per noi miseri peccatori. Io ti prego, Signore mio, io ti prego, salute mia, io ti prego, consolatore mio, che tanto prezioso sangue per me non sia sparso invano, ma sia in remissione di tutti i miei peccati, dei quali ti chiedo perdono ...come pure di ogni offesa o danno recato a questa città, e di ogni mio errore che non conoscessi».
Comunicatosi, porge l'ostia ai due fratelli. Subito dopo li avvisano che è ora di raggiungere la piazza.
Dopo aver benedetto un'ultima volta i due compagni inginocchiati ai suoi piedi, Girolamo scende con loro la scala del Palazzo. Sono accostati da due frati del loro Ordine: sono dei conventuali di Santa Maria Novel­la, inviati dal generale. Uno di loro è fra Tommaso Sardi. Hanno l'incari­co di spogliare i condannati dell'abito domenicano e di lasciarli andare al patibolo con la sola camicia di lana, detta tonicello, a piedi nudi e con le mani legate. «Da' qua questo scapolare», dicono villanamente a Savona­rola. I loro modi bruschi straziano le sue membra, già sofferenti per la tortura, e gli strappano un grido di dolore. Acconsentono tuttavia alla sua preghiera di poter tenere per un momento l'abito nelle braccia. Lo si sen­te pregare: «O abito santo, quanto t'ho desiderato! Dio mi ti dette e finora t'ho conservato immacolato; e ora io non ti lascerei, ma tu mi sei tolto!». 
Firenze, Museo di San Marco - Esecuzione di Savonarola in Piazza Della Signoria a Firenze -  opera attribuita a Francesco Rosselli
Firenze, Museo di San Marco - Esecuzione di Savonarola in Piazza Della Signoria a Firenze -
opera attribuita a Francesco Rosselli
II primo ad apparire sulla piazza nera di popolo è Savonarola. È accolto da un grido: «Ecco il frate!». Poi sulla folla cala un silenzio im­pressionante. I tre morituri scoprono la scena della loro esecuzione. Un palco di legno, una sorta di ponte, che si alza da terra a un'altezza poco superiore alla statura di un uomo, parte dalla ringhiera del Palazzo della Signoria per raggiungere, a un quarto della lunghezza della piazza, un rogo di rami secchi e di legna accatastata, su cui è stato innalzato un alto palo, al quale, poco sotto la cima, è stato inchiodato trasversalmente un altro legno, che lo rende simile a una croce.
«Li vogliono crocifiggere», aveva mormorato il popolo venuto ad assistere ai preparativi. Gli addetti ai lavori avevano perciò accorciato in fretta i bracci della croce «acciò che non fosse simile a quella di Cristo». Ma per quanto tagliassero e mozzassero, il patibolo manteneva l'aspetto di una croce. Vi erano stati legati tre capestri e tre catene di ferro desti­nate, queste ultime, a sostenere i corpi degli impiccati nel momento in cui sarebbero stati avvolti dalle fiamme.
Accanto ai Signori siedono i commissari apostolici e, alla loro destra, il tribunale degli Otto. A sinistra, cioè verso la porta del Palazzo, siede il vescovo di Vaison, designato da un breve del papa Alessandro VI, mani­festamente redatto prima della partenza di Romolino, ad degradandos fratres morituros. Il vescovo è fra Benedetto Paganotti, dell'Ordine dei predicatori, già frate di San Marco e ammiratore di Savonarola. Mentre svolge il suo compito è talmente turbato che dice: «Io ti separo dalla Chiesa militante e dalla trionfante». Girolamo lo riprende pacatamente, con la sua solita voce tranquilla: «Solo dalla militante; l'altro non sta a te». E il buon vescovo rimedia docile all'errore, celando il suo profondo smarrimento.
Proseguendo la loro via crucis, i tre frati giungono davanti ai commis­sari apostolici. Romolino legge ai condannati la sentenza, aggiungendo queste parole: «Alla Santità del nostro Signore [il papa] piace liberarvi dalle pene del Purgatorio, dandovi la plenaria indulgenza dei vostri pec­cati, restituendovi alla pristina innocenza. L'accettate voi?». E i tre frati "eretici e scismatici" chinano devotamente il capo in segno di assenso. Poi sfilano davanti agli Otto, che rappresentano il braccio secolare, per ascoltare la sentenza, pronunciata in nome della Signoria, che li condan­na, «dopo avere esaminato e valutato i nefandissimi crimini dei detti fra­ti», a essere «tutti e ciascuno impiccati e inoltre bruciati, onde 1' anime loro siano separate dal corpo».
Solo il lungo palco sopraelevato separa ormai i martiri dal patibolo. I tre lo percorrono, tremanti nel loro tonicello bianco, ciascuno affiancato dalle due nere figure del monaco e del penitente. Nascosti sotto il palco, alcuni teppisti hanno conficcato dei chiodi nelle fessure tra le assi per ferire i piedi nudi dei frati, che tuttavia avanzano tranquilli tra scherni e oltraggi.
Quando un cittadino compassionevole gli si avvicina per rivolgergli qualche parola di consolazione, il priore gli risponde in tono pacato che nell'ora suprema solo Dio può consolare i mortali. Quando poi un pre­te, un certo Nerotto, osa domandargli con quale disposizione d'animo sopporta il martirio, gli replica con semplicità, osservando che il Signo­re ha tanto sofferto per lui. Da parte sua, fra Domenico, estraneo al tumulto, sembra recarsi a una festa anziché al patibolo. La sua esalta­zione è tale che vorrebbe intonare ad alta voce il Te Deum. Vi rinuncia su invito del penitente che lo assiste, ma dice però al suo accompagna­tore: «Aiutatemi almeno sotto voce», ed entrambi recitano insieme l'intero inno. Poi aggiunge: «Rammentatevi bene che le profezie di fra Girolamo si debbono avverare tutte e che noi siamo morti innocenti».
Fra Sílvestro è il primo a salire la scala del patibolo. Con la corda intorno al collo, al momento della spinta fatale grida: In manus tuas, Domine, commendo animam meam. Dopo aver legato il suo cadavere con la catena di ferro, il boia si sposta dall'altro lato della croce per sotto­porre allo stesso supplizio fra Domenico. II frate sale svelto sul patibolo, il volto estatico, raggiante di gioia e di speranza, come se andasse dritto in Paradiso.
Tocca poi a Savonarola prendere il posto rimasto vuoto tra i due com­pagni. Chiede al suo confessore di pregare per lui e, recitando i1 Credo, sale la scala. Giunto al sommo della croce non può evitare di volgere lo sguardo alla folla che attende avida la sua morte.
Sono le dieci antimeridiane del 23 maggio 1498, vigilia dell'Ascen­sione. Non molto tempo prima, nella stessa occasione, la folla si assiepa­va in Santa Maria del Fiore per ascoltare estasiata ogni sua parola. Ora, dando sfogo al suo odio, la plebaglia reclama la sua parte. Ai piedi del patibolo, gli assistenti attendono impazienti il segnale per lanciare le tor­ce sul rogo.
Mentre Girolamo porge la testa al boia, una voce grida: «Savonarola, ora è tempo di fare miracoli!». Queste parole ricordano ai Piagnoni, nascosti tra la folla, il cinico invito rivolto a Gesù nell'ora della morte: Descende de cruce! Ma il boia gli ha già dato la spinta fatale. Poi, per compiacere agli spettatori, accenna qualche grottesco passo di danza intorno al corpo agonizzante, un gesto beffardo che sarà redarguito dalla Signoria. Con le sue mosse scomposte si fa sfuggire di mano la catena di ferro che intendeva passare rapidamente intorno al corpo di Girolamo perché, ancora in vita, sentisse il tormento del fuoco. Quando la racco­glie è tardi, Savonarola è già morto. Appena il boia è sceso dal patibolo, il fuoco avvampa, prima del segnale convenuto: ad appiccarlo è stato un uomo, appostato nel luogo del supplizio da parecchie ore, ansioso, così grida, di poter finalmente bruciare chi voleva bruciarlo.
Allora si alza un vento impetuoso che allontana le fiamme dai tre cadaveri. Dalla folla si leva un immenso clamore: «Miracolo! Miraco­lo! ». Ma il vento si calma e le fiamme avvolgono i tre religiosi. Consu­mate le corde che gli legavano le braccia, si vedono le mani di Savonaro­la agitarsi sotto l'azione del fuoco. Il braccio destro si solleva, come se il frate, tra le fiamme, benedicesse i1 popolo che lo brucia.