Paperino Surfista

domenica 17 giugno 2012

Curieuse exhibition d'hommes , teca rammemorante - recollection display case

CURIEUSE EXHIBITION D'HOMMES


teca rammemorante
recollection display case

Il collage è costruito sulla base di una foto che scattai a Ferrara nell'ottobre del 2003. E' la statua dedicata al frate ferrarese Girolamo Savonarola ( 1452 - 1498), inaugurata nel 1875, che rappresenta il frate sulla catasta di legna che originerà il rogo dal quale verrà arso. L'esecuzione di  Savonarola, avvenuta a Firenze il 23 maggio del 1498, è descritta nel libro "Savonarola o la rivoluzione di Dio" di Ivan Cloulas, 1998. Se qualcuno ha voglia di leggersela la troverà al fondo di questo post.
Il frate fu scomunicato, processato per eresia, torturato, arso sul rogo: il termine savonarola divenne un aggettivo di connotazione dispregiativa o ironica che sta ad indicare una persona che si scaglia con veemenza contro il degrado morale.


"In tempi corrotti e servili
dei vizi e dei tiranni
flagellatore"
Quindi , una persona che si scaglia con veemenza contro il degrado morale. Questa è la base del college. Le altre immagini sono folle di uomini o singole persone che si trovano ad essere vittime o carnefici di questo degrado.



In primo piano è inginocchiato un manichino che rappresenta un Draag, un alieno del pianeta Ygam, che tiene in mano un Om domestico. Il riferimento è al film d'animazione "Il pianeta selvaggio", 1973, di Renè Laloux ( nel film "The cell" sono mostrate diverse immagini di questo film ). Le immagini del film sono realizzate a partire dai disegni di Roland Topor ( 1938 - 1997 ), illustratore francese, uno dei miei preferiti.

 Per la descrizione del film  rimando ai siti:



















Su questo pianeta gli esseri umani sono considerati come animali domestici e donati ai bambini degli alieni per giocarci: un pianeta dove vivono déi dell'Olimpo che usano gli uomini come figurine di un plastico, come animaletti nelle loro mani, padroni assoluti di vita e morte su questi esserini. 
A questo punto il nostro Draag, il nostro dio che gioca con noi, masse di omuncoli in formicai immensi, esibizioni d'uomini viziosi castigati da un savonarola davanti a cui sfila in processione la statua di un Dio/Gesù in nome del quale il frate fu arso al rogo, reca in mano uno dei suoi animaletti domestici. Ma nella mano reca un Om particolare...




David Bowie "Ashes to ashes", 1980

Do you remember a guy that's been
In such an early song
I've heard a rumour from Ground Control
Oh no, don't say it's true
They got a message from the Action Man
"I'm happy, hope you're happy too
I've loved all I've needed to love
Sordid details following"
The shrieking of nothing is killing
Just pictures of Jap girls in synthesis and I
Ain't got no money and I ain't got no hair
But I'm hoping to kick but the planet it's glowing
CHORUS
  Ashes to ashes, funk to funky
  We know Major Tom's a junkie
  Strung out in heaven's high
[ From: http://www.elyrics.net/read/d/david-bowie-lyrics/ashes-to-ashes-lyrics.html ]
  Hitting an all-time low
Time and again I tell myself
I'll stay clean tonight
But the little green wheels are following me
Oh no, not again
I'm stuck with a valuable friend
"I'm happy, hope you're happy too"
One flash of light but no smoking pistol
I never done good things
I never done bad things
I never did anything out of the blue, woh-o-oh
Want an axe to break the ice
Wanna come down right now
CHORUS
REPEAT
  My mother said to get things done
  You'd better not mess with Major Tom




Ti ricordi quel ragazzo di cui si cantava 
In una canzone vecchissima? 
Ho sentito una voce di corridoio 
Proveniente dalla Torre di Controllo 
Oh no, non dirmi che è vera 

Hanno ricevuto un messaggio 
Dal Protagonista in questione 
"Sono felice, spero che anche voi lo siate 
Ho amato tutti quelli 
Che avevo bisogno di amare 
Seguono sordidi dettagli" 

L'urlo del nulla sta uccidendo 
Solo foto di ragazze giapponesi 
In sintesi e io 
Non ho soldi e non ho capelli 
Ma spero di farcela, ma il pianeta sta ardendo 

Cenere alla cenere, funk al funky 
Sappiamo che il sindaco Tom è un tossico 
Confinato nell'alto dei cieli 
Raggiunge una depressione senza fine 

Spesso mi sono detto 
Devo rimanere pulito stanotte 
Ma le piccole assuefazioni mi inseguono 
Oh no, non un'altra volta 
Non riesco a liberarmi di un amico prezioso 
"Sono felice, spero che anche voi lo siate" 
Un lampo di luce 
Ma nessuna pistola fumante 

Non ho mai fatto cose buone 
Non ho mai fatto cose cattive 
Non ho mai fatto niente di punto in bianco 
Voglio un'ascia per rompere il ghiaccio 
Voglio tornare immediatamente giù 

Cenere alla cenere, funk al funky 
Sappiamo che il sindaco Tom è un tossico 
Confinato nell'alto dei cieli 
Raggiunge una depressione senza fine 

Mia madre mi diceva 
Di portare a termine le cose 
"Farai meglio a non perder tempo 
Con il sindaco Tom!" 

Grazie a Ernaldo Data, per avermi fatto conoscere il film di René Laloux.
Thanks to Ernaldo Data, who showed me the movie by René Laloux.

Courtesy of: Michele Forneris, Fabrizio Alloero.

collage e assemblage, foto originale dell'artista, manichino in plastica arancione, miniatura Preiser® "Zirkusdirektor,Clowns" 20254,  "Cristaux de nuit" N'omades Authentic®, in cornice Ikea® cm. 25x25x3, 2012
collage and assemblage, artist's original picture, orange plastic dummy, Preiser® miniatures "Cirucs director, Clowns" 20254, "Cristaux de nuit" N'omades Authentic®, in Ikea® frame 25x25x3 cm., 2012








L'esecuzione di Girolamo Savonarola
da: Savonarola di Ivan Cloulas,
Il mattino del 23 maggio i tre frati, di nuovo insieme, assistono alla messa. Savonarola, dopo aver chiesto di poter tenere l'ostia nelle mani, la prende e recita una preghiera, supremo commento della sua dottrina: «Signore, io so che tu sei... quella Trinità perfetta, indivisibile e inseparabile distinta in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Io so che tu sei quel Verbo eterno, che discendesti dal cielo in terra nel ventre di Maria vergine, salisti sul legno della croce a spargere il tuo prezioso sangue per noi miseri peccatori. Io ti prego, Signore mio, io ti prego, salute mia, io ti prego, consolatore mio, che tanto prezioso sangue per me non sia sparso invano, ma sia in remissione di tutti i miei peccati, dei quali ti chiedo perdono ...come pure di ogni offesa o danno recato a questa città, e di ogni mio errore che non conoscessi».
Comunicatosi, porge l'ostia ai due fratelli. Subito dopo li avvisano che è ora di raggiungere la piazza.
Dopo aver benedetto un'ultima volta i due compagni inginocchiati ai suoi piedi, Girolamo scende con loro la scala del Palazzo. Sono accostati da due frati del loro Ordine: sono dei conventuali di Santa Maria Novel­la, inviati dal generale. Uno di loro è fra Tommaso Sardi. Hanno l'incari­co di spogliare i condannati dell'abito domenicano e di lasciarli andare al patibolo con la sola camicia di lana, detta tonicello, a piedi nudi e con le mani legate. «Da' qua questo scapolare», dicono villanamente a Savona­rola. I loro modi bruschi straziano le sue membra, già sofferenti per la tortura, e gli strappano un grido di dolore. Acconsentono tuttavia alla sua preghiera di poter tenere per un momento l'abito nelle braccia. Lo si sen­te pregare: «O abito santo, quanto t'ho desiderato! Dio mi ti dette e finora t'ho conservato immacolato; e ora io non ti lascerei, ma tu mi sei tolto!». 
Firenze, Museo di San Marco - Esecuzione di Savonarola in Piazza Della Signoria a Firenze -  opera attribuita a Francesco Rosselli
Firenze, Museo di San Marco - Esecuzione di Savonarola in Piazza Della Signoria a Firenze -
opera attribuita a Francesco Rosselli
II primo ad apparire sulla piazza nera di popolo è Savonarola. È accolto da un grido: «Ecco il frate!». Poi sulla folla cala un silenzio im­pressionante. I tre morituri scoprono la scena della loro esecuzione. Un palco di legno, una sorta di ponte, che si alza da terra a un'altezza poco superiore alla statura di un uomo, parte dalla ringhiera del Palazzo della Signoria per raggiungere, a un quarto della lunghezza della piazza, un rogo di rami secchi e di legna accatastata, su cui è stato innalzato un alto palo, al quale, poco sotto la cima, è stato inchiodato trasversalmente un altro legno, che lo rende simile a una croce.
«Li vogliono crocifiggere», aveva mormorato il popolo venuto ad assistere ai preparativi. Gli addetti ai lavori avevano perciò accorciato in fretta i bracci della croce «acciò che non fosse simile a quella di Cristo». Ma per quanto tagliassero e mozzassero, il patibolo manteneva l'aspetto di una croce. Vi erano stati legati tre capestri e tre catene di ferro desti­nate, queste ultime, a sostenere i corpi degli impiccati nel momento in cui sarebbero stati avvolti dalle fiamme.
Accanto ai Signori siedono i commissari apostolici e, alla loro destra, il tribunale degli Otto. A sinistra, cioè verso la porta del Palazzo, siede il vescovo di Vaison, designato da un breve del papa Alessandro VI, mani­festamente redatto prima della partenza di Romolino, ad degradandos fratres morituros. Il vescovo è fra Benedetto Paganotti, dell'Ordine dei predicatori, già frate di San Marco e ammiratore di Savonarola. Mentre svolge il suo compito è talmente turbato che dice: «Io ti separo dalla Chiesa militante e dalla trionfante». Girolamo lo riprende pacatamente, con la sua solita voce tranquilla: «Solo dalla militante; l'altro non sta a te». E il buon vescovo rimedia docile all'errore, celando il suo profondo smarrimento.
Proseguendo la loro via crucis, i tre frati giungono davanti ai commis­sari apostolici. Romolino legge ai condannati la sentenza, aggiungendo queste parole: «Alla Santità del nostro Signore [il papa] piace liberarvi dalle pene del Purgatorio, dandovi la plenaria indulgenza dei vostri pec­cati, restituendovi alla pristina innocenza. L'accettate voi?». E i tre frati "eretici e scismatici" chinano devotamente il capo in segno di assenso. Poi sfilano davanti agli Otto, che rappresentano il braccio secolare, per ascoltare la sentenza, pronunciata in nome della Signoria, che li condan­na, «dopo avere esaminato e valutato i nefandissimi crimini dei detti fra­ti», a essere «tutti e ciascuno impiccati e inoltre bruciati, onde 1' anime loro siano separate dal corpo».
Solo il lungo palco sopraelevato separa ormai i martiri dal patibolo. I tre lo percorrono, tremanti nel loro tonicello bianco, ciascuno affiancato dalle due nere figure del monaco e del penitente. Nascosti sotto il palco, alcuni teppisti hanno conficcato dei chiodi nelle fessure tra le assi per ferire i piedi nudi dei frati, che tuttavia avanzano tranquilli tra scherni e oltraggi.
Quando un cittadino compassionevole gli si avvicina per rivolgergli qualche parola di consolazione, il priore gli risponde in tono pacato che nell'ora suprema solo Dio può consolare i mortali. Quando poi un pre­te, un certo Nerotto, osa domandargli con quale disposizione d'animo sopporta il martirio, gli replica con semplicità, osservando che il Signo­re ha tanto sofferto per lui. Da parte sua, fra Domenico, estraneo al tumulto, sembra recarsi a una festa anziché al patibolo. La sua esalta­zione è tale che vorrebbe intonare ad alta voce il Te Deum. Vi rinuncia su invito del penitente che lo assiste, ma dice però al suo accompagna­tore: «Aiutatemi almeno sotto voce», ed entrambi recitano insieme l'intero inno. Poi aggiunge: «Rammentatevi bene che le profezie di fra Girolamo si debbono avverare tutte e che noi siamo morti innocenti».
Fra Sílvestro è il primo a salire la scala del patibolo. Con la corda intorno al collo, al momento della spinta fatale grida: In manus tuas, Domine, commendo animam meam. Dopo aver legato il suo cadavere con la catena di ferro, il boia si sposta dall'altro lato della croce per sotto­porre allo stesso supplizio fra Domenico. II frate sale svelto sul patibolo, il volto estatico, raggiante di gioia e di speranza, come se andasse dritto in Paradiso.
Tocca poi a Savonarola prendere il posto rimasto vuoto tra i due com­pagni. Chiede al suo confessore di pregare per lui e, recitando i1 Credo, sale la scala. Giunto al sommo della croce non può evitare di volgere lo sguardo alla folla che attende avida la sua morte.
Sono le dieci antimeridiane del 23 maggio 1498, vigilia dell'Ascen­sione. Non molto tempo prima, nella stessa occasione, la folla si assiepa­va in Santa Maria del Fiore per ascoltare estasiata ogni sua parola. Ora, dando sfogo al suo odio, la plebaglia reclama la sua parte. Ai piedi del patibolo, gli assistenti attendono impazienti il segnale per lanciare le tor­ce sul rogo.
Mentre Girolamo porge la testa al boia, una voce grida: «Savonarola, ora è tempo di fare miracoli!». Queste parole ricordano ai Piagnoni, nascosti tra la folla, il cinico invito rivolto a Gesù nell'ora della morte: Descende de cruce! Ma il boia gli ha già dato la spinta fatale. Poi, per compiacere agli spettatori, accenna qualche grottesco passo di danza intorno al corpo agonizzante, un gesto beffardo che sarà redarguito dalla Signoria. Con le sue mosse scomposte si fa sfuggire di mano la catena di ferro che intendeva passare rapidamente intorno al corpo di Girolamo perché, ancora in vita, sentisse il tormento del fuoco. Quando la racco­glie è tardi, Savonarola è già morto. Appena il boia è sceso dal patibolo, il fuoco avvampa, prima del segnale convenuto: ad appiccarlo è stato un uomo, appostato nel luogo del supplizio da parecchie ore, ansioso, così grida, di poter finalmente bruciare chi voleva bruciarlo.
Allora si alza un vento impetuoso che allontana le fiamme dai tre cadaveri. Dalla folla si leva un immenso clamore: «Miracolo! Miraco­lo! ». Ma il vento si calma e le fiamme avvolgono i tre religiosi. Consu­mate le corde che gli legavano le braccia, si vedono le mani di Savonaro­la agitarsi sotto l'azione del fuoco. Il braccio destro si solleva, come se il frate, tra le fiamme, benedicesse i1 popolo che lo brucia.

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