Paperino Surfista

martedì 29 ottobre 2013

Bambini che giocano sulle rive dell'Infinito - Children Playing on the Banks of the Infinite, teca rammemorante - recollection display case

BAMBINI CHE GIOCANO SULLE RIVE DELL'INFINITO
CHILDREN PLAYING ON THE BANKS OF THE INFINITE
teca rammemorante
recollection display case


( English below)
Il titolo di quest'opera è tratto da un'intervista che l'artista italiano Claudio Parmiggiani rilasciò nel febbraio 2002 a Sylvain Amic: "Conosciamo il tempo meno di ogni altra cosa...siamo come bambini che giocano sulle rive dell'infinito." . Lo sfondo stesso della teca è l'immagine di un allestimento che l'artista realizzò nel 2008 al Collège des Bernardins a Parigi. Nelle opere di Parmiggiani vi è una mutazione poetica degli oggetti dal simbolismo violento: violento nel senso di capace di suscitare forti impressioni, di elargire associazioni in silenzio. Nel suo lavoro amo la valenza archetipa rivisitata dei suoi temi, che egli architettonicamente compone in modo ordinato. Il mio lavoro si può definire come un folk surrealism, un surrealismo popolare, essendo legato a quel principio di automatismo psichico menzionato da André Breton: pratico un’arte figurativa e non astratta, tramite un dialogo serrato tra gli oggetti, tra accostamenti inconsueti e deformazioni irreali.
L’approccio al surrealismo è stato diverso da artista ad artista, per le ovvie ragioni delle diversità personali di chi lo ha interpretato. Ma, in sostanza,  la tecnica surrealista si suddivide in due grosse categorie: quella degli accostamenti inconsueti e quella delle deformazioni irreali.
Gli accostamenti inconsueti sono stati spiegati da Max Ernst, pittore e scultore surrealista. Egli, partendo da una frase del poeta Comte de Lautréamont: «bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio», spiegava che tale bellezza proveniva dall’«accoppiamento di due realtà in apparenza inconciliabili su un piano che in apparenza non è conveniente per esse».
Lavoro accostando oggetti e spazi tra loro apparentemente estranei per ricavarne una nuova semantica.
Questo procedimento ha come fine lo spostamento del senso: la dislocazione degli oggetti, che abitualmente siamo abituati a vedere in base al senso comune, in visioni che ci trasmettono l’idea di un diverso ordine della realtà.

The title of this work is taken from an interview that the Italian artist Claudio Parmeggiani granted in February 2002 to Sylvain Amic: "We know time less than anything else...we are like children playing on the banks of the infinite". The background of the display case is the image of an installation that the artist created in 2008 at the Collége des Bernardins in Paris. In the works by Parmiggiani there is a poetic mutation of the objects having a violent symbolism: violent in the sense that it is capable of arousing strong feelings, of bestowing associations in silence. In his installations I appreciate the archetypal significance revisited with his themes, which he composes architecturally in a tidy way. My work can be defined as a folk surrealism because it is related to the principle of psychic automatism mentioned by Andrè Breton: practical and not abstract figurative art, through a close dialogue between objects, including unusual combinations and  unreal distorsions. 
The approach to Surrealism was different from artist to artist for the obvious reason of the personal dissimilarities of those who interpreted it. But, in its essence, the technique of Surrealism can be split into in two main categories: that of unusual combinations and that of unreal deformations.
Max Ernst, a Surrealist painter and sculptor, thus explained unusual combinations, starting from a sentence by the poet Comte de Lautréamont: "beautiful as the unexpected encounter of a sewing machine and an umbrella on an operating table."; he stated that such beauty came from  "The coupling of two seemingly irreconcilable reality on a plan that is not apparently convenient for them."
I work combining objects and spaces seemingly unrelated to obtain  new semantics.
This procedure serves the purpose of  shifting the meaning: the displacement of the objects, that we are used to perceive on the basis of common sense, into visions that convey the idea of in a different order of reality.



In questo inconsueto ovile ci sono delle pecorelle. Si tratta del primo omaggio che voglio fare ad un quadro di Pelizza da Volpedo (1868-1907) "Lo specchio della vita" (GAM, Torino) il cui sottotitolo è. " e ciò che l'una fa, e le altre fanno". Questa frase è tratta dal Purgatorio di Dante Alighieri, canto III, versi 79-84:
"Come le pecorelle escon dal chiuso
a una, a due, a tre, e l'altre stanno timidette
atterrando l'occhio e 'l muso;
e ciò che fa la prima, e l'altre fanno,
addossandosi a lei, s'ella si arresta,
semplici e quiete, e lo 'mperchè non sanno"

Inside this unusual fold there are some sheep. It is the first homage to the painting by Pelizza da Volpedo (1868-1907) "The mirror of life" (GAM-Modern Art Gallery, Turin) , whose subtitle is: " and what one does, the others do". This sentence is taken from Dante's "Divine Comedy", in the Purgatory, canto III, verses79-84:

"As sheep come issuing forth from out the fold
By ones and twos and threes, and the others stand
Timidly, holding down their eyes and nostrils,
 And what the foremost does the others do,
Huddling themselves against her, if she stop,
Simple and quiet and the wherefore know not"

http://www.pellizza.it/Specchio%20della%20vita.jpg
Pelizza da Volpedo "Lo specchio della vita", 1898

Assemblage, plastica, verde Busch® 7359, Preiser® Sensenmann 29004, pecorelle di plastica, chiodo, in cornice di legno cm. 17x17x7, 2013
Assemblage, plastic, Busch® flowers "flocken" 7359, Preiser® Grim reaper 29004, plastic little sheep, spike, in wooden frame 17x17x7 cm., 2013


domenica 27 ottobre 2013

Emergenza dell'umanità profana - Profane humankind emergency, teca rammemorante - recollection display case

EMERGENZA DELL'UMANITA' PROFANA
 PROFANE HUMANKIND EMERGENCY
teca rammemorante
recollection display case


( English below)
Cieli magnifici presiedono al riconoscimento dei miei effetti personali.
Tutto ciò che è possibile ricondurre ad un ricordo, a cinque giorni di distanza. 164 corpi sono dentro un hangar, in attesa delle nuvole. Ci sono anche persone all'interno di questo relitto che naviga verso l'abisso. Vorrei poter essere nelle migliori condizioni per dirigermi verso l'uscita e inviare i carri funebri. Ricordo le persone come fotografie. Ricordo di non esser stata assistita con generosità, ricordo dolore e ustioni da urina stantia nel mio pannolone. Adesso non ha molta importanza, è solo un ricordo sgradevole. Non so dove sono arrivata ma ricordo chi si è voltato dall'altra parte e ha fatto finta di niente: ma ora non ha importanza se non sono arrivati da me. Ora mi trovo nella provincia e nell'epicentro nello stesso tempo: non era che una sensazione, ora mi sembra coerente. Ero stufa dei miei simili e li disprezzavo, un sentimento che ha radici lontane: all'inizio un germoglio, nato con molta difficoltà nella coltura di un'educazione cattolica prima e di sinistra poi, ma tenace a tal punto da diventare prima un fusto dalle buie radici e dalle prime fronde aggraziate poi un tronco asciutto dai rami grondanti foglie e frutti ad ogni stagione, concimato dall'umanità che mi veniva a tiro.
Extraordinary skies governing  the recognition of my belongings.
Everything that is possible to bring back to one single memory, after five days. 164 bodies are inside a hangar, waiting for the clouds. There are also people within this wreck sailing towards the abyss. I wish I could be in my best condition and be heading for the exit to send for the hearses. I remember people like photos. I remember not having been assisted with generosity, remember pain and stale, burning urine in my diaper. Now it does not really matter; it's just an unpleasant memory. I do not know where I am now, but I remember those who have turned away and pretended not to, though now it doesn't matter if they are not here. Now I find myself in the province and in the epicenter at the same time: it was but an impression; now it seems consistent. I was tired of my fellow men, and I despised them, a feeling that has deep roots: at the beginning a spear, born with a lot of difficulties out of the cultivation of a Catholic education first, and then the Left Party, but tenacious to the point of becoming a first stem made of dark roots and early graceful fronds, then a dry trunk with branches dripping leaves and fruits at every season, fertilized by the humanity that came within range.



Sono stata in luoghi sconosciuti senza avvisare alcuno che mi ci sarei avventurata e sono tornata indietro senza che nessuno si fosse accorto della mia assenza. Ho navigato su transatlantici e su zattere di fortuna, sempre approdando in un porto diverso e ivi ho sempre costruito una casa confortevole che ho poi abbandonato. Sono stata sulle vette del mondo e sono scesa di nuovo giù solo perchè ho provato paura della solitudine. Ho sempre avuto la sensazione che ogni atomo del mio corpo compiesse un'orbita a se stante. Mi hanno fatto domande sbagliate a cui ho risposto in modo apparentemente incoerente. Non so dire il perchè delle cose razionali che ho fatto ma posso spiegare benissimo quelle senza senso. Ho bevuto tanto di quel vino da riempirci una piscina olimpionica in cui nuotano come paperelle tutte le parole pronunciate nell'ebrezza e fumato tanto tabacco da farci il muro portante di un'ampia casa colonica. Ho amato un uomo, poi un ragazzo, poi molti ragazzi, poi due ragazzi, poi una donna, poi un uomo bambino, ma mai me stessa.

I've been to unfamiliar places without telling anyone that I'd ventured there, and I came back, and no one noticed my absence. I sailed on transatlantics and on rafts, always landing in different harbours, and there  I always built a comfortable home which I then abandoned. I've been on the summits of the world and then dropped down just because I was afraid of loneliness. I've always had the feeling that every atom of my body has an orbit of its own. They asked me the wrong questions to which I replied in a seemingly incoherent way. I can't tell you the reason for the rational things I did, but I can very well explain the meaningless ones. I drank so much wine as to fill an olympic-size swimming pool where all the words I've spoken in drink swim like inebriated ducks...and smoked so much tobacco as to build one bearing wall of a large farmhouse. I've loved a guy, then a man, then a boy, then several boys, then two boys, then a woman, then a man child,  but never myself.



Voglio portare con me dieci cose:
1)  svegliarsi al mattino prima dell'alba nel buio e nel silenzio che precedono la luce ed il fracasso della città
2) un gattino che si addormenta nel mio grembo facendo le fusa in un pomeriggio d'inverno in campagna
3) scendere dall'auto e camminare scalzi sulla sabbia fino a farsi lambire i piedi dalle onde del mare ogni volta che si rivede il mare all'inizio dell'estate
4) il profumo del pomodoro attaccato alla sua pianta nell'orto di mia nonnaquando avevo cinque anni
5) il suono delle campane la domenica mattina
6) quando non mi hai fatto sentire sola e mi hai regalato il momento più bello della mia vita: sono stata felice per una manciata di secondi della mia vita
7)  pensare a mia madre defunta e dirsi: "Ce l'ho fatta, sono arrivata fino qui, nonostante te"
8) Mozart, sempre
9) il gelo di un risveglio mattutino in Toscana nella campagna vicino ad Arezzo in autunno
10) distendermi sotto l'albero di Natale mentre in casa si diffonde il profumo di minestra ed indovinare quale luce intermittente si accenderà per prima.

I want to bing with me ten things:
1) to wake up before dawn in the darkness and the silence preceding the light and the noise of the town.
2) a sweet kitten falling asleep in my lap purring in a winter afternoon in the countryside.
3) get out of the car and walk barefoot on the sand until my feet are washed by the sea-waves, every first time I go to the sea in the early summer.
4) the scent of the tomato plant in my grandmother's garden  when I was five years old
5) the sound of the bells on a Sunday morning.
6) when you made me feel not alone and gave me the most beautiful moment in my life: I've been happy for a few seconds of my life
7) to think of my deceased mother and say: "I did it, I 've gotten up here, in spite of you".
8) Mozart, always
9) the chill of a morning wake in the country near Arezzo, in Tuscany, in Autumn.
10) to lie down under the Christmas tree, while in the scent of soup scents the house, and to guess which one of the intermittent little lights will blink first.

E ora posso prendere in bocca la canna di questa pistola, finalmente, e premere il grilletto.
And now at last I can take the barrel of this gun  in my mouth and pull the trigger.





La Glock17 è una pistola semiautomatica prodotta dall'azienda austriaca Glock a partire dal 1980.
La Glock 17, (chiamata così poiché si trattava del 17° brevetto per l'azienda) è stata realizzata per sostituire la Walther P38 in dotazione all' esercito austriaco; nata come pistola con cartucce 9mm. Parabellum, è stata in seguito prodotta in numerose varianti. In ambito cinematografico compare nei film: Matrix, V for Vengeance, Resident Evil, Hannibal,  Inception,  Red Dragon,  Mission Impossible 2,  Planet Terror.
The Glock17 is a semiautomatic handgun produced by the Austrian company Glock since 1980.
The Glock 17 (so called because it was the 17th patent) was made to replace the Walther P38 used by the Austrian Army; conceived as a handgun with Parabellum 9mm. cartridge, it was produced afterwards in several variations. It appeared in these movies: Matrix, V for Vengeance, Resident Evil, Hannibal,  Inception,  Red Dragon,  Mission Impossible 2,  Planet Terror.





Courtesy of: Michele Forneris, Gitana Scozzari

The box was assembled by Roberto Attanasi.

Assemblage, testa in terracotta di presepe napoletano, miniatura Betty Boop®, portacandela in metallo Tiger®, decorazione in legno per albero di Natale, miniatura di Glock17® in plastica,, garza in cotone, gesso, tempera, in cornice di legno cm. 32x32x7, 2013
Assemblage, terracotta head from a Neapolitan Nativity Sey, Betty Boop® miniature, Tiger® metal candleholder, Christmas tree wooden decoration, Glock17® plastic miniature, cotton dressing, plaster, tempera, in wooden frame 32x32x7 cm., 2013

domenica 6 ottobre 2013

Dio ha lasciato l'edificio - God has left the building, teca rammemorante - recollection display case

DIO HA LASCIATO L'EDIFICIO
GOD HAS LEFT THE BUILDING
teca rammemorante
recollection display case


Confinata in una cittadina di mare per tutta l'estate, in compagnia della tata, dopo pranzo, verso le due del pomeriggio, venivo costretta a fare un sonnellino pomeridiano. In camera da letto, con le persiane chiuse, si consumavano minuti interminabili inzuppati nella luce del sole che filtrava, arancione, nella stanza arredata con mobili marroni: il vetro smerigliato della porta posta davanti al mio lettino rappresentava la forma rettangolare di luce bianca lattiginosa assoluta verso l'esterno, in quel piccolo paese di pescatori. Non prendevo mai sonno.  Venivo informata in anticipo  sul fatto che il sonnellino pomeridiano non si poteva assolutamente evitare, e, durante quell'eternità solitaria post prandiale,  minacciata di astinenza dal gelato pomeridiano se avessi tentato di alzarmi o avessi fatto rumore, passavo i miei attimi nella penombra silenziosa. I miei due cuginetti si sdraiavano nel grande letto matrimoniale con la mia tata.  Tutti e tre cadevano addormentati come in letargo: io occupavo un lettino posto ai piedi del lettone e stringevo i denti, con gli occhi il più delle volte spalancati e talvolta socchiusi, sperando che quel tempo finisse presto. Questi esercizi di meditazione si sono susseguiti per molte estati, per tante ore: restavo sveglia, quasi immobile nell'afa estiva su quel lettino: il cuscino e il lenzuolino diventavano ben presto caldi e avevo imparato a muovermi poco per volta, spostandomi millimetralmente nel lettino per cercare ristoro. Captavo i pochi rumori che provenivano dall'esterno, conditi dal frinire delle cicale e dal rumore di qualche sporadico e fastidioso motorino. Percorrevo nella penombra i contorni legnosi del letto, dell'armadio, dei comodini e delle abat-jour: poi ritornavo con lo sguardo di bambina sul rettangolo di luce e iniziavo a fantasticare.

Confined at the seaside for the whole summer,  in company of the nanny, at about 2 pm after lunch, I was forced to take my afternoon nap. In the bedroom, with closed shutters, I would pass endless minutes by the orange beamlight of the sun seeping in a room stuffed with  wooden dark furniture: in front of my little bed,  the door frosted glass created the rectangular shape of the outside milky absolute white light  in that little fishermen village. I could never faal asleep. I had been well instructed on the impossibility of avoiding that important "siesta" nap and, during those lonely timeless afternoons, threatened by the consequent  punishment ( that was simply the denial of the afternoon icecream)  if I eventually  dared to get out of the room or make some noise, I used to spend my endless instants in a silent half light. My two little cousins slept in the big queen size bed with the nanny,  drifting off barely two seconds after touching the pillow: I had a little bed at the feet of the large one, and I lied there with eyes alternatively wide open or half closed, hoping that siesta time would end soon. Those "meditation" exercises came in succession one summer after another, for many years, for many hours: I was awake, nearly motionless in that summery muggy weather, lying in that little bed: the pillow and also the little sheet would soon become boiling hot and so I had learned to move little by little in the narrow bed, trying to find refreshment. I picked up few noises coming from the outside, spiced by the cicadas' songs and some lonely isolated moped in the distance. In the half light my eyes wuld wander to  the surfaces of the wooden bed, the closet, of the bedside tables and  the turned off lamp: then I would stare again at the door's white light glass rectangle and started daydreaming.


Immaginavo che dietro la porta della camera da letto ci fossero dei passanti o delle figure che si fermavano a parlare appena dietro la maniglia, oppure, decidevo quale animale si sarebbe potuto mettere a guardia del mio non- sonno: un enorme orso bruno, un gentile drago verde, un elefante azzurro con fiori al collo, ma... non pensavo mai al mio cane, Lola, in campagna da mia nonna, perchè già così morivo di nostalgia. Ero talmente in ostaggio di quella situazione imposta ed ero una bimba talmente obbediente che non provavo nemmeno a sgattaiolare fuori dalla stanza: gli altri tre esseri umani addormentati risvegliavano il mio interesse solo quando captavo suoni che potessero indicarmi il loro possibile ed agognato risveglio, che avrebbe rappresentato la mia liberazione da quella gogna lettereccia. Fuori c'erano il mare, il sole, la spiaggia...ed io ero prigioniera del loro ristoro pomeridiano, in balìa del loro riposino, incatenata alle mie piccole fantasie.
L'arte della contemplazione ha avuto per me un apprendistato durissimo, solo adesso gratificante. Non ho mai pianto in quei distanti pomeriggi, perchè era inutile piangere in silenzio da piccoli, ma nutrivo un senso di solitudine amplificata dalla penombra e dal silenzio quasi assoluto.

I used to imagine that behind the bedroom door there were  people passing by, or human shapes standing behind the doorhandle just talking; otherwise, I would decide which animal could be my personal sleep guardian: a huge brown bear, a gentle green dragon, a light blue elephant with a flowers necklace, but...I never ever thought it could be my beloved dog, Lola, who was living in the countryside at my grandmother's big house, because this would have killed me with homesickness. I was so totally hostage of that situation, under restraint, and I was an incredible obedient little girl at the point that I didn't even think about slipping out the room: the other three sleeping human beings held my interest only when little noises, possibly signs of an awakening, could represent my relief from the bed pillory. The immense sea, the sun, the beach... were on the outside, and I was the little prisoner of their "siesta", at the mercy of their sleep, enchained to my little fantasies.
The art of contemplation has been for me a very hard apprenticeship, only nowadays pleasing. I have never cried during those distant afternoons, because when you are a child it is useless to cry in silence, but I felt a sense of amplifyed loneliness.



La quantità di oggetti che produciamo è incontrollabile, irrefrenabile, inqualificabile, innumerevole, irragionevole, iatrogena, inutile, incomprensibile, inquinante. Ogni oggetto, preso singolarmente, può avere un senso per un momento, un giorno, per una persona: può essere giustificato dal fatto che per produrlo si è dato sostentamento all'operaio della fabbrica che lo ha prodotto ma tirar le somme è impossibile. Questo meccanismo fuori controllo è una pandemia inarrestabile. Di oggetti, di plastica, di esseri viventi.
The number of objects that we churn out is uncontrollable, overwhelming, unspeakable, countless, unreasonable, iatrogenic, worthless, unintelligible, polluting. Every object, singularly considered, makes sense for a moment, for one day, for a single person: it can be justified by the fact that its production gives work to the factory worker, but it's impossible to take stock of this overproduction. This out of control machinery is an inexorable pandemia. Made of objects, made of plastic, made of human beings.




 Una folla non pensa. Non sa quello che fa.
 The mob doesn't think. It has no mind of its own.
"Fury", Fritz Lang, 1936


 


 


Assemblage, maschera facciale per anestesia in gomma nera antistatica Harol® n. 4, miniature Kinder®, in teca di plexiglass cm. 20x20x25,  2013
Assemblage, black rubber anesthesia non static facial mask Harol® n°.4, Kinder® mimiatures, in plexiglass box 20x20x25 cm., 2013