LA MEMORIA DI UN DOPO
THE MEMORY OF A POSSIBLE FUTURE
THE MEMORY OF A POSSIBLE FUTURE
teca rammemorante
recollection display case
( English below)
"All'età di 70 anni appena compiuti mi trovo a muovere i primi passi in un'area dove il diagramma delle forze in campo è sensibilmente mutato: dico sensibilmente perchè il mutamento riguarda proprio la sensazione che si prova nello stare al mondo, nello stare in piedi, su due piedi, pur senza aderire saldamente al terreno ma restando comunque correttamente in equilibrio.
Non sono qui, nè altrove...come di conseguenza si potrebbe pensare. Semplicemente non sono: o meglio, non mi riesce ad appartenere neppure a me stesso, nè tantomeno ad alcune di quelle circostanze dove tutti, o quasi, siamo tenuti all'obbligo di figurare per quel che crediamo di essere. Se non sono qui non è tanto per scelta, quanto per effettiva, irrinunciabile necessità, l'urgenza di osservare un orario continuato ma non praticato, una presa di distanza calcolata dalle parole e dai gesti dettati dalla scena del mondo."
[...]
"L'artista non è fuori dal mondo , ma non è neppure nel mondo.
[...]
Come sarebbe ovvio pensare, concepire un'opera non è qualcosa che ha titolo ad affermarsi, che si svolge al presente, ma qualcosa che si rivolge dal passato al futuro, innesta la memoria di un dopo.
[...]
Credo di doverlo ripetere: non ho mai voluto esprimermi nell'opera. Ho sempre lasciato ( ho sempre preteso) che fosse l'opera ad esprimersi, a dichiararsi, a dire a chiare lettere chi è e da dove viene."
Giulio Paolini, Buon compleanno, "Arte povera 2011", a cura di Germano Celant, Electa, 2011
"Just turned 70 years old I find myself to toddle into an area where the forces'on location diagram has noticeably changed: I use the word noticeably because the change strictly deals with the feeling of staying alive, standing still, standing on two feet, and even if you're not grounded you are capable of keeping yourself balanced.
I am not here, nor elsewhere...consequently one may suppose. Simply, I am not: or, better, I am not capable of belonging not even to myself, nor least of all to some of that circumstances where everyone, or nearly everyone, is forced to appear for what he thinks about himself. Not being here it's not a choice, it's an indefeasible need, an urge to follow an unpractised open all day , a deliberate safety distance from words and acts suggested by the world.
[...]
"The artist is not out of the world, but not even in the world."
[...]
Obviously one may think that the art work conception isn't something that has to be qualified, that takes place at the present time, but the art work is something that speaks from the past to the future, that opens the door to the memory of a possible future.
[...]
I suppose I have to say it again: I've never wanted to express myself through the art work. I've always left ( I've always claimed) the art work to express itself, to declare itself, written in black and white who it is and where it comes from."
Giulio Paolini, Buon compleanno - Happy Birthday, "Arte povera 2011", a cura di Germano Celant, ed. Electa, 2011
Questa sensibile e umile riflessione di Giulio Paolini è lunga tre pagine: essa racchiude tutta la sensibilità dell'artista e dell'arte, la genesi di qualcosa che diventa un'opera. Il compito non è quello dell'artista di presentarsi quanto dell'opera di mostrarsi: la forma, il colore, la materia prendono vita in flashforward.
Courtesy of: Marco Clari, Alessandro Macrì
foto originale di: Enrica Borla
assemblage, piccola colonna in gesso, broccato, miniatura di violino in ceramica, miniatura de Il gobbo di Notre Dame® in plastica, carta di giornale, in cornice Ikea® cm. 25x25x3, 2011
assemblage, chalk little column, brocade, violin pottery miniature, plastic Notre Dame Hunchback® toy, newspaper press cutting, in Ikea® frame 25x25x3 cm., 2011
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